I fondamenti giuridici dell’Ordine professionale degli Architetti, così come quello delle altre professioni “regolamentate” trovano nella L.1395 del 24 giugno 1923 la prima espressione, ispirata dall’ultimo governo liberale prima dell’avvento del Regime, che da parte sua abolì gli Ordini Professionali in favore dei Sindacati dei Fasci e delle Corporazioni.
Gli Ordini delle professioni regolamentate - oltre all’architetto vi sono l’ingegnere, il medico, l’avvocato, il notaio ecc. - furono successivamente reintrodotti il 31 gennaio del 1945 con Decreto Luogotenenziale n°382, mentre altri provvedimenti legislativi modificativi sono stati emanati nel 2001 con D.P.R. n°328, nel 2011 con il D.L. 138 convertito il L.148/2011, nel 2012 con il D.P.R. n°137 detto anche “Riforma delle Professioni". In quest’ultimo provvedimento legislativo viene separata dalle competenze del Consiglio eletto, la materia deontologica, che viene affidata ad un Consiglio di Disciplina formato da 15 membri nominati sulla scorta di autocandidature dal Presidente del Tribunale. Altre importanti modifiche indotte riguardano la Formazione Continua Permanente e l’obbligo di assicurazione per la responsabilità civile professionale.
Nell’articolato del 1923, nato dall’esigenza di creare degli organismi di controllo autonomi per le attività professionali regolamentate, venivano introdotti alcuni principi sulle funzioni dell’Ordine validi ancora oggi, sebbene in parte modificati dalla normativa successiva:
- tenuta dell’Albo
- tenuta del bilancio
- espressione di pareri in merito agli onorari
- vigilanza e tutela della professione - deontologia
In base a questi principi, pertanto, l’Ordine da una parte tutela la comunità rispetto al fatto che i propri iscritti posseggano le conoscenze, le competenze, la moralità e l’etica necessarie per svolgere questo mestiere, dall’altra tende ad interloquire con la Comunità per creare le migliori condizioni perché gli architetti possano svolgere il proprio lavoro al meglio delle loro possibilità.
Nel corso degli anni questa seconda attività ha assunto una valenza sempre maggiore, per far conoscere l’importanza dell’Architettura come disciplina sociale, per la qualità della vita di tutti i giorni, e per il contributo che gli architetti possono dare, non solo come professionisti, ma soprattutto come cittadini attivi, responsabili e partecipi del futuro del nostro Paese.
Le capacità che l’architetto ha “di comprendere e di tradurre le esigenze degli individui, dei gruppi sociali e delle autorità in materia di assetto dello spazio, di progettazione, organizzazione e realizzazione delle costruzioni, di conservazione e di valorizzazione del patrimonio architettonico e di tutela degli equilibri naturali” - Direttiva Europea 2005/36/CE - costituiscono altrettante obbligazioni, impegni e responsabilità nei confronti delle Comunità, cui l’Ordine è tenuto a dar conto attraverso la vigilanza, ma anche la formazione dei propri iscritti.