Torniamo brevemente sul tema delle “nuove” dinamiche di mercato aperte dalle potenzialità di internet e della rete.

Il virgolettato è d’obbligo, in quanto come tutti noi abbiamo avuto modo di constatare, molto spesso non si tratta affatto di innovazioni del mestiere vero e proprio, quanto, banalmente, delle diverse modalità della sua commercializzazione, consentite dalle potenzialità della rete.

L’eliminazione delle tariffe minime implica ormai una tendenza alla progressiva riduzione del costo dei servizi professionali, teoricamente senza limite: in alcuni casi abbiamo assistito anche alla cessione gratuita di servizi tecnici, tale è ormai la dequalificazione che il mercato ha imposto al settore dei servizi tecnici.

Tempo fa reputammo utile mettere in guardia le iscritte e gli iscritti sulle insidie di alcune di queste nuove forme di mercato, che se da un lato sono giuridicamente legittime, dall’altro innescano tutta una serie di problemi inediti per i professionisti, inclusa l’assunzione di responsabilità commerciali e legali piuttosto serie, oltre a quelle tremende e spesso insensate cui siamo già ora soggetti in quanto persone esercenti funzione di pubblica utilità.

Sono peraltro ancora in corso alcune vertenze legali sia fra aderenti a questi sistemi di “vendita” di servizi online (i professionisti) e i venditori (responsabili dei siti di commercializzazione), nonché approfondimenti giuridici sulla natura del servizio di vendita, che in alcune situazioni configurerebbe “interposizione di lavoro” (volgarmente: caporalato, illegale in Italia).

Nel frattempo, il vorticoso mutare del mondo digitale ha moltiplicato e variegato queste nuove forme di commercializzazione del lavoro.

Vi sono siti che propongono una sorta di competizione fra vari progettisti, per poi vendere il progetto “vincitore” al cliente (del sito), e lasciando poi il progettista a trattare gli aspetti economici col cliente, che però, non avendo stipulato alcun contratto con il progettista, può anche decidere di non pagarlo.

Sono stati anche segnalati siti che propongono la vendita di servizi di progettazione e direzione lavori integrate, con preventivi online per l’esecuzione dei lavori (giocoforza ad attendibilità quasi nulla, alla prova dei fatti…), proponendo una sorta di “scuderia” di progettisti aderenti, con tanto di like che evidenziano il gradimento o meno dei clienti del sito, e proponendosi quindi come una sorta di marker digitale della progettazione, con tanto di gare al ribasso fra i partecipanti.

Pur riconoscendo il ruolo che la rete e internet possono avere nel divulgare, diffondere e amplificare la cessione dei servizi, dei quali quelli tecnici sono una parte, deve essere portato alla attenzione delle iscritte e degli iscritti, soprattutto i/le più giovani, come nel caso delle professioni tecniche (assimilate a servizio di pubblica utilità) sia consigliabile una grande attenzione nell’aderire a queste iniziative, sia dal punto di vista banalmente economico, sia soprattutto dal punto di vista delle responsabilità innescate da queste nuove forme di subordinazione professionale.

Riteniamo quindi necessario suggerire alle iscritte e agli iscritti che intendono aderire a questo tipo di iniziative, di valutare attentamente i loro pro e contro, gli aspetti contrattuali non evidenti, e le inedite incertezze deontologiche connesse a questo tipo di prestazioni. Chi è il vero cliente dell’architetto, verso il quale quest’ultimo ha le responsabilità relative? Il sito o il soggetto che al sito si è rivolto? Le responsabilità civili e penali sono sempre a carico del professionista; ma quali autonomie decisionali ha, in un processo eterogestito sia tecnicamente che economicamente? In caso di contenziosi futuri, il ricorrente che ha acquistato un servizio da un sito, potrà rivalersi sul professionista che invece ha “venduto” una prestazione al sito stesso?
Come è evidente, i temi complessi sono tanti e tutti potenzialmente molto seri, le domande sono molte, e come per tutti i temi che riguardano Internet e la rete, spesso non esiste ancora un quadro giuridico consolidato cui fare riferimento nei (moltissimi) casi dubbi.

In conclusione, senza sollevare alcuna crociata contro le innovazioni che il nostro tempo ci impone, non possiamo esimerci dal mettere in guardia le iscritte e gli iscritti sulle problematiche insite in queste nuove dinamiche del mercato, confidando comunque che queste possano portare vantaggi anche a chi produce lavoro, e non solo a chi ha inventato nuovi modi di commercializzarlo.

Esortiamo pertanto le iscritte e gli iscritti alla massima attenzione nell’entrare in segmenti di mercato così nuovi, che se possono essere adatti per la commercializzazione di beni minuti a condizioni controllate, lo sono molto meno per servizi specialistici e legati a precise responsabilità civili e penali, oltre a ribadire la necessità di attenersi comunque al decoro professionale e al rispetto delle regole deontologiche.

Anche e soprattutto in un momento come quello che tutti stiamo vivendo, in una crisi drammatica e irreversibile che richiede strategie condivise e compattezza della categoria, piuttosto che un’umiliante svendita di prestazioni professionali già abbondantemente sottovalutate nel mercato “normale”.

Il Consiglio dell'Ordine